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La città parametrica,
Patrik Schumacher, London 2010
published in: ‘Being Zaha Hadid’, Abitare, monthly magazine, 511, April 2011, Milano

 

Le città sono un condotto cruciale dei nostri consumi globali di energia, acqua e aria. Gli edifici consumano e inquinano durante il loro ciclo vitale così come durante la loro costruzione. La sostenibilità ecologica della nostra civiltà dipende dalla nostra abilità nel trovare metodi più intelligenti e più veloci per imbrigliare e utilizzare le limitate risorse dell’ambiente naturale. Questa necessità impone nuove restrizioni alla progettazione dell’ambiente edificato e il ricorso non solo a nuove tecnologie e a soluzioni ingegneristiche innovative, ma anche a un nuovo ordine architettonico e a una nuova espressione stilistica del contesto urbano. Tuttavia l’imperativo del risparmio energetic non deve implicare “l’abbassamento delle saracinesche”.

L’obbiettivo è quello di creare città che si adattino in modo sostenibile all’ambiente naturale senza arrestare quella ambizione verso il progresso e lo sviluppo della nostra civiltà. Le città devono continuare a offrire condizioni di vita favorevoli alla creazione innovativa. Prima di affrontare la questione di come migliorare le nostre città dal punto di vista dell’ingegneria ambientale, dobbiamo trovare una risposta all’interrogativo su quali siano le morfologie architettoniche e i modelli urbanistici più adatti a vitalizzare e a rinnovare la vita produttiva e i processi della comunicazione, da cui dipende lo svolgersi di ogni attività. Tale risposta riconosce nelle competenze fondative dell’architettura e nella sua funzione sociale le condizioni imprescindibili per riuscire a ordinare e incorniciare la comunicazione sociale attraverso la progettazione innovativa e adattativa dell’ambiente costruito. Tutte le forme di comunicazione sociale richiedono istituzioni. Tutte le istituzioni richiedono cornici architettoniche1.

La risposta pertinente si è delineata ed espressa sotto la forma della teoria della complessità, con l’analisi e la simulazione di sistemi di autoregolazione, partendo dai semplici meccanismi di reazione omeostatica, passando per gli organismi, fino agli ecosistemi in evoluzione. Le medesime risorse astratte e le tecniche computazionali che consentono ai meteorologi di ricostruire le previsioni atmosferiche globali e agli scienziati di studiare i mutamenti del clima sono accessibili anche agli urbanisti e agli architetti per affrontare le sfide della riorganizzazione socioeconomica postfordista. L'obbiettivo è quello di progettare la crescita e la trasformazione delle città come un processo sistematico morfogenetico che in gran parte si autoregola. L’emergente morfogenesi della città è “progettata” attraverso procedimenti di calcolo computazionali (algoritmi genetici) che implicano sia processi generativi, sia congeniti criteri selettivi.

L’emergente network society segnerà una crescita esponenziale e un sempre maggiore sfruttamento di ogni mezzo di comunicazione. Quando cresce l’uso di Internet e degli apparecchi portatili, cresce anche la domanda di luoghi per la comunicazione faccia a faccia, mediata dagli spazi urbani e architettonici. Ecco perché la ricerca di una soluzione non deve sottindere la fine della “porosità” e del “flusso” urbani.
Il postfordismo esige modelli di organizzazione spaziale profondamente integrati, più variegati e più complessi, che siano intrinsecamente multivalenti e adattabili. Guardando indietro, il postmodernismo degli anni Ottanta e il decostruttivismo degli anni Novanta possono essere considerate i primi tentativi compiuti dall’architettura in questa direzione. Ora, seppur se ne conservano ed elaborano le intuizioni parziali e le loro scoperte, sono stati superati da un paradigma nuovo e incisivo e da uno stile che promette di indirizzare una nuova lunga onda di ricerca e innovazione progettuale: il parametricismo2.

Il parametricismo sta per diventare il primo nuovo stile globale che potrà e dovrà sostituire il modernismo come vero stile di un’epoca. Per fare questo dovrà opporre alle vestigial della monotonia del modernismo e alla cacofonia del caos urbano esplosa alla vigilia della sua fine un ordine complesso e variegato che si ispiri ai processi autorganizzati della natura.
La premessa del parametricismo consiste nella parametrica malleabilità di tutti gli elementi architettonici e urbani. Invece di mettere insieme rigide ed ermetiche figure geometriche, come tutti i precedenti stili architettonici, il parametricismo avvicina componenti malleabili in un gioco dinamico di mutue rispondenze e di adattabilità al contesto. I processi chiave della progettazione sono costituiti dalla variazione e dalla correlazione. Nel calcolo, ogni caratteristica – la posizione, la geometria, il materiale – di un singolo elemento architettonico può essere associata o essere in relazione di causa-effetto con qualsiasi altra caratteristica di qualsiasi altro elemento del progetto. Il progettista inventa e formula correlazioni di regole simili a quelle della natura. Così ogni oggetto è creato per connettersi potenzialmente a una rete di oggetti e per riverberarsi in ognuno di essi. Il risultato dovrebbe consistere in una intensificazione delle diverse relazioni tra le cose tale da conferire al campo urbano densità performante, ricchezza informativa e coerenza cognitiva che migliorino la leggibilità, facilitino la navigazione e l’effettivo e veloce coinvolgimento in un’arena sociale complessa, dove l’abilità di ciascuno di eseguire una scansione della sempre crescente simultaneità degli eventi e di muoversi attraverso una rapida successione di incontri comunicativi costituirà la forma essenziale del moderno avanzamento culturale.

Le stesse concezioni progettuali, le tecniche e gli strumenti del parametricismo che permettono agli architetto contemporanei di scalare la complessità comunicativa dell’ambiente edificato sono ugualmente funzionali al raggiungimento dell’ottimizzazione delle forme architettoniche nel rispetto dei criteri ecologici di esecuzione.
Le variabili morfologiche esterne possono essere programmate per rispondere ai parametri ambientali interni. Per esempio, un dataset costituito da una mappa dell’intensità delle radiazioni solari cui è esposta la facciata di un edificio in un periodo di tempo definito può diventare il mezzo di immissione dati per la modulazione adattativa di un sistema di schermi. Il sistema di schermi avvolge la facciata e la spazialità, la forma e l’orientamento dei singoli elementi si trasformano gradualmente per adattarsi alla specifiche condizioni di esposizione al sole del punto della facciata in cui sono rispettivamente collocati.
La facciata ha un pattern che determina un’inclinazione e che cambia continuamente ottimizzando la protezione dai raggi del sole in relazione alla immissione di luce per ogni punto della facciata. Questa modulazione adattativa dà all’edificio un’estetica organica che rende leggibile la sua collocazione nell’ambiente e facilita la comprensione e la navigazione del contesto urbano.

L’articolazione differenziata della facciata contiene e trasmette informazioni sulla sua posizione invece di rimanere indifferente e cieca. Lo stesso principio della variazione adattativa e della correlazione è stato applicato ai parametri dello svolgersi della vita cittadina. La genericità disorientante, la neutralità e la monotonia del modernismo cedono il passo alla eloquenza ecologicamente adattativa del parametricismo.

 

 

1 Per una esposizione completa del significato e del valore del parametricismo, si veda:
Patrik Schumacher, Parametricism: A new global style for architecture and urban design, in Neil Leach
(ed), AD Digital Cities, Architectural Design, Vol 79, No 4, July/August 2009.

2  Una elaborazione teorica della definizione di funzione sociale dell’architetura si trova nel saggio di Patrik Schumacher “The Autopoiesis of Architecture”
John Wiley & Sons Ltd, 2010.


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